Archivi autore: Roberto Gorla

Informazioni su Roberto Gorla

Medico Reumatologo. Reumatologia e Immunologia Clinica ASST Spedali Civili Brescia

Esercizio fisico

L’esercizio fisico è importante per il trattamento della fibromialgia, una condizione cronica che causa dolore e stanchezza muscolare. L’esercizio può aiutare a ridurre il dolore, migliorare la forza muscolare, aumentare la resistenza e migliorare la qualità del sonno.

Tuttavia, è importante che l’esercizio sia adeguato alle capacità individuali. Deve essere eseguito in modo aerobico, evitando i sovraccarichi eccessivi. Inoltre è consigliabile eseguirlo per un congruo periodo di tempo (maggiore di 30 minuti).

L’esercizio muscolare (camminare o pedalare la cyclette) andrebbe eseguito ogni giorno, È quindi auspicato sviluppare un programma di esercizio fisico adeguato. Iniziare con esercizi di bassa intensità e aumentare gradualmente l’intensità e la durata man mano che il corpo si adatta.

L’esercizio può includere attività come il cammino, la bicicletta, l’acqua aerobica o gli esercizi di stretching e di rafforzamento. È anche importante fare esercizio regolarmente per mantenere i benefici a lungo termine.

Durante l’esercizio aerobico vi è un forte contributo al ripristino della soglia del dolore, al miglioramento del tono dell’umore, alla riduzione dell’ansia e alla liberazione di endorfine nel sistema nervoso centrale. 

In sintesi, l’esercizio muscolare (compreso lo stretching) è un elemento importante per il trattamento della fibromialgia e può aiutare a ridurre il dolore, migliorare la flessibilità e la forza muscolare e aumentare la resistenza. 

stretching

Primi sintomi di polimialgia reumatica

I primi sintomi di polimialgia reumatica compaiono di solito acutamente. Compare dolore e forte impaccio dei muscoli del collo e delle spalle, tanto da non riuscire a sollevare in alto le braccia.

Questi sintomi compaiono in genere in persone anziane e comunque oltre i cinquant’anni, senza preferenza tra uomini e donne. Inoltre, in molti casi, sono colpite anche le anche e la muscolatura delle cosce con una impotenza funzionale tale da invalidare il soggetto. Non è possibile riuscire a pettinarsi, alzare in alto le braccia, alzarsi senza forte dolore quando si è seduti da un po’, anche sul Vater. Ciò risulta umiliante.

In alcuni casi, soprattutto se il dolore dura da alcune settimane, può comparire gonfiore delle mani con forte impaccio e fatica a chiudere i pugni.

I primi sintomi di polimialgia reumatica sono prevalenti al risveglio mattutino, quando il dolore e l’impotenza funzionale sono massimi. Potrebbe esservi anche febbricola e calo di peso.
Molte persone si recano in pronto soccorso, ma potrebbe non essere necessario.

Il proprio medico di famiglia, dopo aver valutato questi sintomi, farà fare dei semplicissimi esami, i cui referti sono disponibili in poco tempo, e dimostreranno elevati livelli di infiammazione. La proteina C è in genere elevata. Quindi é necessario che il malato venga inviato dallo specialista reumatologo. In questo caso non servono ortopedici né fisiatri. Altri esami o radiografie sono solo una perdita di tempo.

Questa malattia viene dominata molto bene dall’impiego di cortisone anche a dosaggi non elevati. L’impiego del prednisone, ad esempio, determina nel volgere di pochi giorni un miglioramento significativo, tanto da ritrovare l’indipendenza perduta. Con il cortisone migliora il dolore e l’impaccio muscolare. Il sonno non è più disturbato dal dolore con conseguente riduzione della stanchezza.

RACCOMANDAZIONI
NB: Iniziare il cortisone solo dopo avere eseguito gli esami ematici perché, altrimenti potrebbero risultare nella norma e non aiutare la diagnosi.

Il cortisone verrà ridotto lentamente, ma progressivamente nel tempo.
NB: non attuare sospensione improvvisa del cortisone e non servono i cicli brevi.

Se tra i primi sintomi di polimialgia reumatica vi fosse un importante mal di testa nella regione delle tempie o un calo della vista improvviso, è necessario rivolgersi urgentemente in pronto soccorso perché potrebbe trattarsi di una arterite temporale di Horton. Questa vasculite potrebbe indurre una cecità improvvisa e necessita di dosi più elevate di cortisone, congiuntamente ad altri immunodepressori.

CURIOSITA’
La causa della polimialgia reumatica è ignota. Talvolta insorge dopo strapazzi fisici, infezioni, fisioterapie o vaccini.

Arterite Temporale

tumefazione dell’arteria temporale

Dr. Roberto Gorla

CASO CLINICO DI FIBROMIALGIA

CASO CLINICO DI FIBROMIALGIA
(visita effettuata la scorsa settimana)

Il racconto di AB 43 anni, mamma di 2 figli (maschio 13, femmina 9), separata dal marito a 39 anni, impiegata a tempo pieno nel commercio (commessa).

Dai 17 anni lombalgia persistente, sottoposta ad intervento neurochirurgico di stabilizzazione all’età di 23 anni. Perso un anno di scuola superiore, poi diplomata.

Dopo un periodo di miglioramento, all’età di 26 anni ricomparsa del dolore lombare, anche notturno con disturbo del sonno. A questa età era disoccupata, viveva in famiglia e assisteva la nonna con tumore. Frequentava Aldo che avrebbe sposato dopo due anni.

Il dolore lombare si irradiava agli arti inferiori, ma le visite neurochirurgiche, ortopediche e gli esami di laboratorio, radiologici e la elettromiografia erano normali. Il dolore alla schiena rimaneva un mistero. Si trovò costretta a letto per due settimane e non poté presenziare al funerale della amata nonna e per questo si sentì a lungo in colpa e non compresa dai genitori.

La lombalgia sembrò migliorare nel coro dell’anno del suo matrimonio, ma l’anno successivo si ripresentò violento durante la gravidanza. Anche in questo caso non vi fu una interpretazione medica dei sui sintomi. Sottoposta a taglio cesareo, nacque G. Nel puerperio visse un periodo di non motivata tristezza che i medici interpretarono come depressione puerperale. Non poté allattare. Spesso, oltre al solito mal di schiena, compariva indolenzimento ai muscoli degli arti inferiori e superiori e spesso soffriva di mal di testa che un neurologo definì cefalea tensiva. I farmaci consigliati erano poco efficaci, sia sul dolore muscolare che sul mal di testa.

Lavorava part-time come impiegata, ma fu convinta dal datore di lavoro a licenziarsi durante la gravidanza di M. che nacque quando aveva 34 anni. Ebbe una ricaduta della depressione puerperale, ma durò poco e non necessitò di trattamenti farmacologici.

I due figli piccoli erano un peso eccessivo e non poteva contare sull’aiuto di parenti perché abitavano lontano. Ricorda che la cefalea era frequente e il dolore muscolare era divenuto diffuso, migrante, anche notturno. Dormiva sempre meno ed erano comparsi disturbi digestivi con alternanza di stitichezza ed episodi di diarrea improvvisa. Venne sottoposta ad esami gastroenterologici (anche colonscopia) che risultarono nella norma. Venne esclusa anche celiachia e definirono questi disturbi come colon irritabile.

Nonostante tutti questi sintomi la sua vita era dedicata a G e M. Quando M iniziò a frequentare la scuola materna iniziarono i problemi con il marito Aldo. AB aveva 37 anni e le discussioni in famiglia erano all’ordine del giorno. Grazie ad una amica trovò lavoro come commessa a part-time. Ciò le giocò contro in seguito, al momento della separazione, perché gli alimenti disposti dal giudice erano insufficienti a garantirle una vita dignitosa. Fortunatamente le venne assegnata l’abitazione. I figli incontravano il padre 2 volte la settimana (nei weekend).

Aumentò di peso e spesso lamentava vertigini e tachicardia. Il dolore diffuso, la cefalea frequente, il disturbo del sonno, la stanchezza già al risveglio e il colon irritabile sono proseguiti negli anni successivi. Visite mediche ed esami erano sempre normali. Per un episodio di dolore addominale insopportabile si rivolse in Pronto Soccorso, ma anche in questo caso senza diagnosi e medicine utili. Si sentiva una malata immaginaria e percepiva che sia i familiari che i medici non credevano ai sui sintomi.

Aveva 43 anni quando è giunta alla visita reumatologica (su consiglio di una amica) con una borsa che conteneva anni di indagini mediche e mi ha raccontato quanto avete letto.

Per questo caso clinico ho valorizzato:

  • la pletora di sintomi: dolore diffuso, stanchezza (astenia) già presente al risveglio da notti con sonno frammentato, cefalea tensiva, vertigini, colon irritabile, tachicardia (cardiopalmo), umore basso con note d’ansia;
  • la lunga durata dei sintomi (dolore cronico lombare già in adolescenza);
  • la negatività di ogni esame eseguito;
  • alla visita la contrattura dei muscoli trapezi e il dolore alla pressione su quelli che noi chiamiamo tender points.

Ho quindi diagnosticato Fibromialgia che è la più frequente sindrome da dolore cronico diffuso. L’ho rassicurata sul fatto che la fibromialgia non tolga un’ora di vita, ma come tutta la sua sofferenza fosse la risultante della lunga durata dei sintomi che si sono via via aggiunti nel corso degli anni. Il dolore cronico induce anche depressione e ti mette in una attesa negativa (ansia). Ho cercato di spiegare in parole semplici i rapporti tra disturbo del sonno e dolore, di come molti sintomi “neurovegetativi” dipendano da soglie alterate nella percezione del dolore nelle aree sensitive della corteccia cerebrale. Credo che AB abbia compreso.

Ho spiegato come i farmaci, di per se, non abbiano un ruolo primario nella cura della Fibromialgia, ma che vi è la necessità di fare esercizio muscolare con motivazione, volontà e costanza. L’esercizio muscolare aerobico (camminare o pedalare la cyclette), sebbene sia difficile e doloroso iniziare, è in grado nel tempo di migliorare il dolore medesimo, la qualità del sonno e la stanchezza. Bisogna perseverare.

Per favorire di riuscire a svolgere attività fisica, ho proposto un periodo di impiego di Duloxetina a basso dosaggio (30 mg/die), melatonina (non utili gli ipno-induttori), vitamina D e un antidolorifico al bisogno. Inoltre ho consigliato di iscriversi all’associazione di volontariato locale e di iniziare un sostegno di terapia cognitivo-comportamentale.

Ad AB ho consegnato i questionari utili a comprendere la gravità della Fibromialgia, quelli per ansia, depressione ed insonnia con l’intento di poter nel tempo monitorare l’andamento della malattia.

Ovviamente è stata fissata una visita di controllo a distanza di 2 mesi.

Questo caso clinico di Fibromialgia è esplicativo della sindrome.

Signora Fibromialgia

Cara Signora Fibromialgia, è giunto il momento di farti riconoscere e conoscere a tutti.
Sei una malattia di genere in grado di rovinare ogni ora della vita di tante donne.
Il dolore e la stanchezza che provochi rendono difficoltoso lavorare, gestire i figli e la casa. Il cervello non si spegne mai e il sonno non è ristoratore.
Il risveglio è sempre un’impresa, con i muscoli rigidi, dolenti e spesso con quel senso di pesantezza dolorosa della testa che è come avere la nebbia nel cervello.
La tristezza avanza e le attese sono negative. Con una vita così è difficile non deprimersi o non sentirsi in ansia.
Eh si, Signora Fibromialgia, sei proprio malefica. Oltre al dolore e alla stanchezza determini disturbi digestivi, alterazioni intestinali (colon irritabile), giramenti di testa e batticuore.
Se poi penso a quante visite e a quanti esami sono risultati normali …
Nessuno crede ai sintomi che queste donne lamentano.
Eppure esiste un filo che lega tutti questi sintomi in un’unica diagnosi e la diagnosi rappresenta un momento liberatorio e l’inizio di un percorso di consapevolezza.

Guarda il video


Quindi siamo vicini al momento in cui la Signora Fibromialgia sarà riconosciuta come malattia reumatica potenzialmente invalidante e nessuno potrà più permettersi di dire che non esiste. Ne conseguirà la possibilità di curarsi e di godere delle protezioni sociali di tutte le altre malattie croniche.
Per i casi più gravi si potranno avere a disposizione equipe multi-specialistiche per affrontare il dolore, l’ansia e la depressione conseguente.
Sconfiggeremo la Signora Fibromialgia anche con rinnovata motivazione, volontà, costanza e pazienza.
Per tutto questo, vi esorto sempre, nonostante la sofferenza, a dominare il corpo con la forza della mente. E’ estremamente utile imporsi una camminata ogni giorno.

by Dr. Roberto Gorla Reumatologia ASST Spedali Civili Brescia

Disturbo del sonno nella Fibromialgia

Il disturbo del sonno nella Fibromialgia è estremamente frequente.
Forse non tutti sanno che il problema, solo raramente, riguarda l’addormentamento.
Nella maggior parte dei casi il sonno è disturbato da risvegli continui (frammentazione del sonno).
Questa frammentazione del sonno giustifica la stanchezza persistente e la necessità di riposare durante il giorno. Inoltre può determinare una difficoltà di concentrazione e di memoria con minor resa sul posto di lavoro.

Il sonno è una funzione vitale estremamente importante ed è regolato da un orologio biologico che regola molteplici funzioni fisiologiche, tra cui ad esempio, il sistema endocrino ed il sistema immunitario. Anche la memoria si struttura durante il sonno. Tutti gli animali in natura dormono un certo numero di ore ogni giorno.

Durante il sonno si intercalano fasi che possono essere misurate da un elettroencefalogramma. In senso semplificato ma misurazione della qualità del sonno avviene al risveglio: stanco o riposato?
Le persone con fibromialgia  dichiarano di essere stanche (asteniche) al risveglio, quando è massima anche la percezione del dolore muscolare diffuso.

Al disturbo del sonno concorrono: le preoccupazioni (stress) e le cattive abitudini: sonnellini durante il giorno, televisione o schermi guardati a lungo la sera prima di coricarsi, troppo cibo o alcool a cena, eccetera.

Ecco alcuni consigli per aiutare a ottenere un sonno di qualità:
1.Mantieni una routine del sonno regolare andando a letto e alzandoti alla stessa ora ogni giorno.
2.Crea un ambiente confortevole nella tua camera da letto: tieni la temperatura fresca, il buio e il rumore a livelli accettabili.
3.Evita di guardare la TV, utilizzare dispositivi elettronici o lavorare a letto. Queste attività possono stimolare il cervello e rendere più difficile addormentarsi.
4.Pratica tecniche di rilassamento come la respirazione profonda o la meditazione prima di andare a letto.
5.Assicurati di fare esercizio fisico durante il giorno, ma evita di farlo troppo vicino all’ora di andare a letto.
6.Limita l’assunzione di caffeina e alcol, soprattutto nelle ore serali.

Infine il disturbo del sonno nella Fibromialgia è direttamente responsabile del dolore muscolare diffuso, tipico di questa malattia. Durante un sonno riposato e ristoratore avviene infatti il ripristino dei rapporti tra serotonina e noradrenalina nei centri nervosi sensitivi. In modo semplicistico si può affermare che il sonno regola le soglie di percezione del dolore.

L’attività fisica migliora il disturbo del sonno delle persone con fibromialgia.
I farmaci ipno-induttori sono spesso inefficaci, perché il disturbo del sonno nella fibromialgia è dipendente dai frequenti risvegli. La fase di addormentamento è alterata in una minoranza di casi.

Dr. Roberto Gorla Reumatologia ASST Spedali Civili di Brescia

cortisone

IL CORTISONE

IL CORTISONE è un farmaco necessario per la cura delle artriti e delle connettività autoimmuni.

Regole d’oro per l’impiego del CORTISONE:


1. Assumere il cortisone solo al mattino, durante la colazione, per rispettare il ciclo circadiano dell’ormone
2. Bere molta acqua (meglio dell’acquedotto) e ridurre il consumo di zuccheri
3. Seguire una dieta povera in calorie e ricca in verdure.
4. Mantenersi in movimento (passeggiate, bicicletta, ginnastica in acqua, ecc)

Nelle artriti i cortisonici devono essere impiegati a basso dosaggio (esempio Prednisone – Deltacortene 5 mg/die oppure Medrol o Urbason 4 mg/die).

DELTACORTENE
A questi dosaggi il corticosteroide non induce significativa osteoporosi nè ipertensione ed è ben tollerato a livello gastrico.
Nei diabetici è bene controllare frequentemente la glicemia e gli altri esami consigliati dal diabetologo.
Nei soggetti con glaucoma è bene avvisare l’oculista.
Per la prevenzione dell’osteoporosi che potrebbe insorgere nei trattamenti a lungo termine con il cortisone, viene spesso associata la vitamina D e il calcio (presente nel formaggio grana, latte e acqua dell’acquedotto) e, talvolta, farmaci anti-osteoporosi.

Dr. Roberto Gorla ASST Spedali Civili Brescia

Leflunomide

La Leflunomide (Arava) è un farmaco Immunodepressore impiegato nelle poliartriti reumatoide e psoriasica. Fa parte dei vecchi farmaci anti-reumatici convenzionali.

Questo farmaco viene  prescritto in alternativa al methotrexate (MTX) perché si prescrive quando MTX è inefficace o ha determinato effetti collaterali.

La leflunomide si assume per bocca quotidianamente alla posologia di 20 mg (1 compressa) a stomaco pieno. Necessita di un piano terapeutico stilato dallo specialista reumatologo.

Sono segnalati effetti collaterali, generalmente non gravi e reversibili alla sospensione.
I più frequenti sono: diarrea, aumento della pressione arteriosa e mal di stomaco.

AVVERTENZE PER LA GRAVIDANZA
Leflunomide é un farmaco che potrebbe determinare malformazioni fetali e non va assunto in gravidanza. Rimane nel sangue per molto tempo dopo la sospensione e quindi si può “purificare” dal plasma con Colestiramina. A causa di questo problema, nel casoche la donna desideri una gravidanza, è necessario parlarne allo specialista. 

MONITORAGGIO
E necessario monitorare la funzione epatica ogni 3-4 mesi, eseguendo GOT, GPT ed emocromo completo.
In caso di alterazione delle transaminasi o riduzione dei globuli bianchi o aumento significativo della la pressione arteriosa la Leflunomide va interrotta. Raramente può portare a riduzione del peso corporeo.

CONCLUSIONI
E’ un farmaco oggi poco impiegato. I farmaci biologici sono oggi la vera alternativa al methotrexate perché sono più efficaci e sicuri della Leflunomide.

Dr. Roberto Gorla Reumatologia Spedali Civili Brescia

Plaquenil

Il Plaquenil (idrossiclorochina) è un farmaco anti-malarico ad azione lenta (massima efficacia attesa dopo 4 – 6 mesi di assunzione continuativa).
Viene impiegato alla posologia di 200 – 300 mg/die e viene consigliato nelle forme scarsamente attive di artrite, spesso in associazione al methotrexate.
E’ un farmaco largamente impiegato anche in altre malattie autoimmuni sistemiche (Lupus). Sono state raccolte evidenze a favore della sua possibile protezione cardiovascolare.

Può essere impiegato anche in gravidanza.

Possibili effetti indesiderati

L’intolleranza (orticaria, eritrodermia), seppure rara, è motivo di sospensione precoce del farmaco. Nella maggioranza dei casi è ben tollerato, anche per lunghi periodi di assunzione.
In rari casi può verificarsi una maculopatia (retinica). Si tratta di un effetto indesiderato che si può sviluppare lentamente e insidiosamente, quindi si raccomanda ai pazienti esposti al Plaquenil di eseguire ogni 8-12 mesi una visita oculistica con campimetria. L’eventuale alterazione, se rilevata precocemente, è reversibile e non lascia esiti a lungo termine.

CURIOSITA’: la storia del Plaquenil

chinino

Il precursore del Plaquenil

La quina è una pianta tropicale che in epoca colombiana gli Inca conoscevano bene perché la impiegavano come medicamento di malattie infettive. Gli occidentali estrassero il chinino per impiegarlo nella cura della malaria. Gli olandesi ne ebbero il monopolio per molti anni perché fecero crescere piantagioni di piante della quina nelle loro colonie indonesiane. 

Durante la guerra di secessione americana l’embargo navale imposto agli stati del sud impedì l’approvvigionamento di chinino. La malaria era responsabile di più morti della guerra.

Solo nel corso della seconda guerra mondiale la Bayer tedesca riuscì a sintetizzare la clorochina (molecola sintetica di derivazione dal chinino) che era molto più efficace. Da questa derivò poi l’idrossiclorochina.

I farmaci biologici per le artriti

I farmaci biologici per le artriti sono molecole farmacologiche ideate e poste in commercio  per contrastare i meccanismi immunologici responsabili dell’infiammazione articolare che, siccome persistente provoca il danno articolare.
Essi si impiegano soprattutto nell’artrite reumatoide, nell’artrite psoriasica e nella spondilite.

Tabella 1. Farmaci biologici e tradizionali per la cura dell’Artrite Reumatoide
ATTIVI SUI SINTOMI ANTI-REUMATICI CONVENZIONALI BIOTECNOLOGICI
  Methotrexate Infliximab
Anti-infiammatori non steroidei Leflunomide Etanercept
Cortisonici a basso dosaggio   Anakinra
    Adalimumab
  Idrossiclorochina Rituximab
    Abatacept
    Tocilizumab
Sarilumab
    Golimumab
    Certolizumab
    Tofacitinib, Baricitinib, Filgotinib, Upadacitinib

I farmaci biologici per le artriti sono la grande novità terapeutica degli ultimi 20 anni.
Essi sono sintetizzati in laboratori di biotecnologie di aziende farmaceutiche siccome si tratta di anticorpi, prodotti con biotecnologie, che sono in grado di legare e bloccare la funzione delle proteine infiammatorie. 

La grande efficacia dei farmaci biologici

I farmaci biologici si sono dimostrati in grado, in tempi molto brevi rispetto ai farmaci tradizionali, di indurre un soddisfacente controllo dell’artrite e dell’evoluzione del danno erosivo articolare. Inoltre sono ben tollerati nella maggior parte dei pazienti. Si assumono per via endovenosa, sottocutanea o per bocca e perciò sono dispensati solo negli ospedali.

Importanti norme di sicurezza per il loro impiego

Prima di iniziare i farmaci biologici per le artriti vanno escluse alcune infezioni, ad esempio quella tubercolare e quella da virus B dell’epatite. Per tale motivo lo specialista fa eseguire i seguenti esami:

  • radiografia del torace
  • ricerca nel sangue dei marcatori dei virus B e C dell’epatite
  • quantiferon e radiografia del torace per escludere la tubercolosi

I malati con diagnosi di tumori maligni recenti (non in remissione da più di 5 anni) non dovrebbero assumere questi farmaci, perché si ritiene che possano ridurre le difese anti-tumorali naturali. Inoltre devono essere segnalati allo specialista i sintomi di una qualsiasi infezione perché questi farmaci la potrebbero aggravare a causa della loro azione immunodepressiva. In altre parole, ogni infezione deve essere prontamente curata con antibiotici. Inoltre il farmaco biologico va sospeso fino alla completa guarigione dell’infezione e, in caso di interventi chirurgici, fino a guarigione della ferita.

Nel video seguente presento i vantaggi dell’impiego dei farmaci biosimilari che,  soprattutto per il loro costo ridotto, hanno permesso di curare molti più malati di artrite. 

ARTRITI NELLE MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI

INTRODUZIONE

L’artrite associata alle malattie infiammatorie croniche intestinali si definiscono enteropatica.
Possono complicare la Rettocolite Ulcerosa o la malattia di Crohn.
Nella genesi delle artriti correlate a malattie infiammatorie intestinali  entrano in gioco diversi fattori: genetici ed ambientali (1). Vengono definite sieronegative, perché non si rileva nel siero il fattore reumatoide,
E’ verosimile che l’aumentata permeabilità intestinale ad antigeni batterici possa favorire, in persone geneticamente predisposte, una alterata risposta infiammatoria che tende a mantenersi nel tempo.
I soggetti con malattia di Chron hanno una maggiore probabilità di sviluppare spondilite (2), soprattutto se presente HLAB27.
Entrambi i sessi sono colpiti in misura eguale e l’insorgenza della spondilo-artrite nelle IBD è osservabile ad ogni età.
Le manifestazioni reumatologiche più frequenti sono: la spondilite, l’artrite periferica e le tendiniti (entesiti).
L’artrite raramente precede le manifestazioni intestinali (3). Nella maggior parte dei casi l’artrite esordisce dopo la malattia infiammatoria intestinale.

QUADRO CLINICO

Vengono storicamente  individuati due pattern del coinvolgimento articolare nelle malattie infiammatorie croniche intestinali: l’artrite periferica (generalmente asimmetrica) e la spondilite con sacro ileite, del tutto simile alla Spondilite Anchilosante.
In entrambi i gruppi sono osservabili entesiti (infiammazione del tendine nel punto in cui si aggancia all’osso), sebbene si rilevino con maggior frequenza nella variante spondilitica.
Il coinvolgimento artritico periferico si localizza in poche articolazioni, soprattutto ginocchio o caviglia.

artrite di ginocchio in corso di malattia infiammatoria intestinale artrite di ginocchio

Nell’artrite associata alle malattie infiammatorie croniche intestinali possono verificarsi infiammazioni dell’occhio (uveite) o della pelle (eritema nodoso).
Nella maggioranza dei casi di artrite enteropatica non si sviluppano erosioni o deformazioni articolari.
Il coinvolgimento della colonna vertebrale (spondilite) nel corso di queste malattie è più frequente di quello periferico e non è clinicamente distinguibile da quello della Spondilite Anchilosante.
Quando l’artrite o la spondilite precedono i sintomi intestinali vi è una maggiore difficoltà diagnostica.

E’ bene eseguire in fase diagnostica alcuni esami, quali la Proteina C Reattiva (PCR) e la calprotectina fecale.

TERAPIA

L’artrite associata alle malattie infiammatorie croniche intestinali necessita di stretta collaborazione tra gastroenterologi e reumatologi per una migliore gestione del paziente.
Ad esempio: è meglio non impiegare i farmaci anti infiammatori non steroidei, a causa della loro tossicità gastrointestinale. Sono da preferire i cortisonici, nonostante la loro limitata efficacia.
La Sulfasalazina è stata impiegata nelle decadi passate, ma è ormai un farmaco superato.

I farmaci biotecnologici hanno maggiore efficacia sia sulle manifestazioni articolari che su quelle del Chron e della Rettocolite ulcerosa: pertanto sono oggi la scelta migliore.

In conclusione: una moderna terapia dell’artrite nelle malattie croniche intestinali si basa sull’impiego dei farmaci biologici perché questi sono efficaci su entrambe le manifestazioni patologiche.
Si rimanda al paragrafo sulla Spondilite Anchilosante la gestione della terapia con farmaci biologici.

BIBLIOGRAFIA
1. Holden W, Orchard T, Wordsworth P. Enteropathic arthritis. Rheum Dis Clin N Am 29 (2003) 513-530
2. Wordsworth P. Arthritis and inflammatory bowel disease. Curr Rheumatol Rep 2000;2.87-8
3. Orchard TR, Wordsworth P, Jewell DP. Peripheral arthropathies in inflammatory bowel disease: their articular distribution and natural history. Gut 1998;42(3):387-91