LE SPONDILOARTRITI

Le spondiloartriti sieronegative (caratterizzate dall’assenza del fattore reumatoide) sono un gruppo eterogeneo di malattie reumatiche infiammatorie.
In queste malattie si verifica infiammazione della colonna vertebrale, delle articolazioni sacro-iliache, delle entesi e delle articolazioni periferiche. Inoltre queste spondiloartriti possono presentarsi nel corso di infezioni mucose, nella psoriasi, nelle malattie infiammatorie intestinali e nelle uveiti.

Classificazione ed epidemiologia

Sono classificate tra le spondilo-artriti sieronegative: la Spondilite Anchilosante (SpA), l’Artrite Psoriasica (AP), le artriti para-infettive e la Sindrome di Reiter (SR), le Artriti Enteropatiche (AE).
Peraltro alcune forme di spondiloartriti, spesso osservate nelle fasi precoci, non possono essere classificate tra le forme descritte per assenza di elementi anamnestici, laboratoristici o radiologici tipici e vengono quindi definite Spondiloartriti Indifferenziate.
La prevalenza di queste malattie, complessivamente considerate, è simile a quella dell’artrite reumatoide (0.3 – 1.2 % della popolazione) ed è maggiore nei paesi nordici. A differenza dell’Artrite Reumatoide sono rilevabili nei due sessi in egual misura e in soggetti più giovani.
Nonostante non siano note le cause delle spondiloartriti croniche, la patogenesi è determinata dalla rottura dell’equilibrio tra produzione di citochine pro-infiammatorie rispetto a quelle anti-infiammatorie. Ciò è dimostrato dalla efficacia clinica dei nuovi farmaci biologici che hanno come bersaglio queste proteine infiammatorie.
La aggregazione familiare dei casi, i rapporti con determinate infezioni e la stretta associazione con l’antigene HLA B27, fanno ipotizzare la presenza di una predisposizione genetica allo sviluppo delle artriti sieronegative.

La diagnosi

Il problema maggiore di queste spondiloartriti, specialmente delle spondiliti senza artrite periferica, è rappresentato dalla diagnosi tardiva. Infatti il “mal di schiena” è molto frequente nella popolazione generale e viene perciò sottovalutato dal paziente e dal medico. Inoltre i farmaci anti infiammatori (FANS) sono molto efficaci sul dolore nelle fasi iniziali di malattia, per cui il malato ne abusa.  In altre parole il ritardo della diagnosi è spesso colpa del paziente che si automedica.
L’anamnesi contribuisce in modo fondamentale al raggiungimento della diagnosi. Il dolore lombare persistente della spondilite è tipicamente maggiore a riposo, con rigidità al risveglio e migliora con il movimento.  Al fine di completare il percorso diagnostico vanno rilevate l’entesite, l’artrite periferica, la presenza (o la familiarità) di psoriasi, le caratteristiche dell’alvo (diarrea) e le infezioni mucose urogenitali.
Pertanto é necessaria una collaborazione del reumatologo con il dermatologo, il gastroenterologo, il fisiatra, l’oculista.
Tra gli esami di laboratorio possono contribuire ad avvalorare il sospetto diagnostico di spondilo-artrite il riscontro di elevazione degli indici di flogosi come la Proteina C Reattiva (PCR) e del fenotipo HLA B27.
Gli esami radiologici convenzionali, l’ecografia e la Risonanza Magnetica (RMN) aiutano a dimostrare le tipiche alterazioni delle spondiloartriti. L’infiammazione delle articolazioni sacroiliache, rilevata in RMN, ha un elevato potere diagnostico.
Ad eccezione delle forme para-infettive (SR), le spondilo-artriti sieronegative tendono alla cronicizzazione e all’instaurarsi di progressiva disabilità. La colonna vertebrale diviene rigida perché si creano ponti ossei tra le vertebre, impedendo molti movimenti della vita quotidiana.

La terapia

I farmaci anti reumatici convenzionali (cortisonici, FANS, methotrexate e Sulfasalazina) sono scarsamente  efficaci sull’infiammazione della colonna vertebrale e non ne contrastano l’evoluzione verso l’anchilosi.  In sintesi, solo i farmaci biotecnologici (anti-TNF e anti-IL17) hanno dimostrato di poter arrestare questa evoluzione invalidante della colonna vertebrale.

Il paziente deve collaborate attivamente al proprio benessere modificando le abitudini di vita abituandosi alla costante esecuzione di esercizio fisico ed esercizi di movimento per conservare la funzionalità della colonna vertebrale..